Sintesi del Seminario conclusivo del progetto europeo "Forum per la promozione dell'informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori nella società cooperativa europea", Venezia, 16 Giugno 2009

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Si è svolto il 16 giugno 2009 sull’isola di San Servolo (Venezia), il seminario conclusivo del progetto europeo “Forum per la promozione dell’informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori nella società cooperativa europea”, cofinanziato dalla Commissione europea – DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità, e promosso da Legacoop in partnership con Legacoop Veneto, le organizzazioni cooperative nazionali Apex (Malta), CGScop (Francia), Coceta (Spagna), Confesal (Spagna); le organizzazioni europee di rappresentanza cooperativa a livello settoriale ed intersettoriale CECOP, Cooperatives Europe, EUROCOOP; le organizzazioni sindacali nazionali CGIL, CISL, CGT (Francia), Force Ouvrière (Francia), UGT (Spagna), UGT (Portogallo), la confederazione europea dei sindacati CESETUC; la struttura di progettazione europea DIESIS (Belgio).

Il seminario ha rappresentato il momento di sintesi di un percorso di lavoro, durato un anno, che si è snodato attraverso tre seminari d’informazione/ formazione nazionali dedicati al tema della Società Cooperativa Europea, discussa ed analizzata nei suoi due aspetti principali: coinvolgimento dei lavoratori e potenzialità dello strumento normativo per incentivare i processi di internazionalizzazione/europeizzazione delle imprese cooperative (ma anche delle PMI) europee.

L’iniziativa, peraltro, si inquadra nell’ambito delle attività del Forum europeo permanente sulla Società Cooperativa Europea lanciato lo scorso 16 ottobre a Bruxelles, una sorta di osservatorio permanente sulla SCE, dotato di un luogo fisico – l’isola di San Servolo- e di uno spazio virtuale –il sito web www.forumecs.coop- in cui le imprese e tutti gli altri attori interessati possono dialogare e confrontarsi direttamente tra loro, così come con gli esperti -a livello nazionale ed europeo- che aderiscono all’iniziativa.

Il seminario conclusivo del 16 giugno ha rappresentato anche il follow up di un lavoro avviato già nel 2006 con il progetto europeo Verso la Società Cooperativa Europea: democrazia e partecipazione nelle imprese e nei gruppi cooperativi in cui Legacoop, in collaborazione con gran parte dei partner attuali, aveva ritenuto opportuno promuovere una riflessione approfondita sulla società cooperativa europea, in vista dell’allora imminente recepimento nei vari ordinamenti nazionali della direttiva 2003/72 sul coinvolgimento dei lavoratori nella società cooperativa europea, che completa il regolamento sullo statuto della SCE. I saluti di benvenuto di Giuseppe Scaboro, Assessore per le attività produttive, agricoltura, artigianato, PMI della Provincia di Venezia e Gianfranco Lucatello, Presidente di Legacoop Veneto hanno dato inizio alla giornata del 16 giugno, entrata nel vivo dei lavori con le due relazioni introduttive presentate da Carlo Marignani, Responsabile Ufficio relazioni industriali Legacoop e Bruno Roelants, Segretario generale Cecop, i quali hanno rappresentato rispettivamente un aggiornamento dello stato dell’arte relativo all’implementazione della Direttiva sul coinvolgimento dei lavoratori a livello nazionale (il caso dell’Italia); e il quadro esistente a livello europeo in merito al tema della partecipazione dei lavoratori, con riferimento all’esperienza progettuale condotta da Cecop incentrata sulla partecipazione dei lavoratori nelle cooperative di lavoro e sociali. Subito dopo ha avuto inizio la prima delle due tavole rotonde in cui si è articolato il seminario, dedicata al tema della partecipazione dei lavoratori come leva per il superamento della crisi, coordinata da Mario Campli, Consigliere del Comitato economico e sociale europeo (CESE). Il mondo dell’impresa in generale, ha sottolineato Campli, deve e può fornire una risposta positiva alla crisi attuale, contribuendo contemporaneamente al rilancio di una nuova fase del processo di costruzione dell’Unione europea e le imprese cooperative, con la loro specificità, possono svolgere un ruolo importante per la costruzione di un’economia reale ispirata a principi etici, e per il perseguimento di quel modello economico e sociale europeo che tra i suoi connotati naturali implica il pluralismo delle forme d’impresa, elemento imprescindibile per uno sviluppo equilibrato.

Accanto al ruolo delle imprese –tema discusso e approfondito nella seconda tavola rotonda del pomeriggio- si pongono oggi in evidenza elementi quali la partecipazione, il coinvolgimento e la responsabilità diretta dei lavoratori nelle imprese che assumono un ruolo più che mai strategico per il rilancio del sistema imprenditoriale europeo. Lavorare sul coinvolgimento dei lavoratori vuol dire qualificare il nuovo processo di sviluppo che seguirà alla crisi, ha osservato Carlo Pignocco, CISL, il quale ha aggiunto che la cooperazione, per le sue peculiarità, risulta naturalmente avvantaggiata nella creazione di occupazione di qualità; a suo avviso sarebbe anzi necessario promuovere il rafforzamento di livelli più consistenti di democrazia economica anche nelle altre tipologie di imprese. Concorde l’analisi di Evelyne Pichot, DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità, sull’importanza del ruolo dei lavoratori per la costruzione di un futuro economico equo e sostenibile, contesto nel quale risulta molto utile la rete implementata dal progetto, una via “socialmente responsabile” per superare la crisi attraverso la combinazione di fattori quali competitività, sostenibilità e coesione. La rappresentante della Commissione ha quindi presentato il quadro legislativo comunitario vigente sull’informazione, la consultazione e la partecipazione dei lavoratori attraverso, non trascurando la parte relativa al partenariato nel dialogo sociale europeo. Tema affrontato anche nell’intervento di Rainer Schluter, Direttore di Cooperatives Europe, il quale indicando alcuni dati significativi del movimento cooperativo europeo in termini di numero di cooperative, soci, ecc. ha posto l’accento sulla necessità di accelerare il processo per il riconoscimento formale del movimento cooperativo europeo quale partner del dialogo sociale europeo (limitatamente al settore della consultazione), anche in considerazione del fatto che in diversi Stati membri la cooperazione è ufficialmente riconosciuta in qualità di partner sociale. Bernard Noulin, Force Ouvrière (sindacato francese), ha fornito ai partecipanti il quadro esistente in Francia riguardo al coinvolgimento dei lavoratori e lo stato dell’arte dell’implementazione della direttiva 2003/72 nell’ordinamento francese, caratterizzata da un percorso abbastanza lungo e complesso, che ha condotto alla firma di un accordo multisettoriale fra sindacati e organizzazioni imprenditoriali, ma che non è ancora concluso.

La prima tavola rotonda è stata quindi conclusa da Giuliano Poletti, Presidente Legacoop Nazionale, con alcune considerazioni finali relative alla necessità, anche per il movimento cooperativo, di ripensare alcune impostazioni che oggi, alla luce del nuovo processo di sviluppo che seguirà la crisi, si rivelano obsolete. Nel settore della contrattazione, ad esempio, occorre lavorare per costruire nuove alleanze con il movimento sindacale, nella consapevolezza che esso ovviamente continuerà a svolgere la funzione in cui trova la sua ragion d’essere, vale a dire la rappresentanza attiva del mondo del lavoro, e in tale contesto si dovranno individuare le forme più opportune di dialogo e cooperazione. Il binomio economia e democrazia rappresenta il tema del futuro. Le critiche sollevate da più parti sostengono che l’economia ha sconfitto la democrazia, rivelatasi incapace di controllare in maniera efficace i processi che hanno condotto alla situazione attuale. La sfida sarà riportare sotto controllo i processi economici, problematica che si riflette anche nella governance cooperativa, laddove si sostiene che oltre una certa dimensione l’impresa – anche cooperativa - non consenta più un controllo democratico della stessa; la sfida sarà ribaltare tale errata impostazione culturale, potenzialmente pericolosa per lo sviluppo della cooperazione. La partecipazione dei lavoratori, siano soci lavoratori, siano soltanto lavoratori dell’impresa cooperativa è una condizione imprescindibile. La cooperazione, accanto ai dati che ne dimostrano incontestabilmente le dimensioni significative, i riconoscimenti da parte delle istituzioni UE e dell’OIL, dovrà essere in grado di affermare la propria credibilità nell’ambito del dialogo sociale, tentando un’azione che consenta il confronto chiaro e trasparente con gli altri attori. Il cambiamento di scenario a cui stiamo assistendo, offre sicuramente maggiori opportunità in questo senso.

La seconda tavola rotonda svoltasi nel pomeriggio, coordinata da Mauro Iengo, Responsabile Ufficio legislativo Legacoop, ha fornito l’occasione per operare una riflessione più ampia sulla società cooperativa europea, nell’ottica della dimensione più propriamente imprenditoriale, in cui si è tentato di individuare le potenzialità della società cooperativa europea quale strumento atto ad incentivare la collaborazione transnazionale fra le imprese cooperative –ivi incluse le PMI- in Europa,non trascurando un’analisi dei punti deboli come la complessità della normativa, l’approccio eccessivamente burocratico da parte delle Amministrazioni, cui si aggiunge spesso un atteggiamento conservatore da parte di alcune organizzazioni cooperative, preoccupate da una possibile “contaminazione” dei rispettivi modelli cooperativi definiti a livello nazionale, e senza dimenticare il fatto che finora non vi sono stati adeguati percorsi di informazione ed assistenza alle imprese potenzialmente interessate ad utilizzare tale strumento.

In apertura della tavola è stata data la parola ad Alessandro Prezzi, Presidente della società cooperativa europea NOVA con sede a Trieste, impegnata nel settore della progettazione europea e costituita da soci provenienti da Italia e Olanda, il quale ha voluto evidenziare gli aspetti più concreti del processo di creazione di Nova, ripercorrendo la storia di come è nata l’idea di una cooperativa europea e quali difficoltà hanno incontrato i soci per la costituzione, che ha richiesto un processo abbastanza lungo e laborioso, principalmente dovuto alla complessità della normativa europea e dell’iter burocratico. La conoscenza approfondita e la familiarità con il mondo della cooperazione, ha sottolineato Prezzi, hanno rappresentato i fattori principali di tenuta del progetto, in assenza dei quali sicuramente la scelta della forma giuridica della società cooperativa europea sarebbe stata abbandonata. I rappresentanti di Banca Etica Riccardo Milano e Marianna Calabrò, Direttrice SEFEA, hanno a loro volta presentato il percorso avviato in Europa da Banca Etica per la costituzione di una società cooperativa europea in collaborazione con alcuni istituti attivi nel campo della finanza etica. Un’altra esperienza finalizzata ad incentivare le partnership internazionali fra imprese e quindi utile anche a promuovere la società cooperativa europea, si riferisce al Progetto ONE, presentato da Franco Tumino, Presidente ANCS, e Walter Siri, Coopservice. Il progetto, di cui è capofila Coopservice, è finalizzato alla costruzione di una piattaforma elettronica per consentire e favorire ogni forma di negoziazione fra soggetti, in primo luogo imprese, agevolando in tal modo la creazione di partnership e forme di collaborazione fra le stesse che potrebbero tradursi anche nella creazione di nuove SCE.

Uno degli elementi principali per incentivare la costituzione di società cooperative europee, e di cui oggi si avverte la carenza, come sottolineato dal moderatore Iengo all’inizio del dibattito, riguarda l’informazione alle imprese. A tale proposito, Michel Gaté, Direttore di CGScop, ha parlato degli strumenti informativi messi in campo dalla sua organizzazione (sezione dedicata alla SCE sul loro sito e collegamento diretto al sito del Forum Legacoop), per fornire alle cooperative loro associate gli elementi utili ai fini di una maggiore conoscenza della SCE e delle sue potenzialità. Ai fini di una diffusione più ampia della conoscenza della SCE, ha aggiunto Iengo, accanto alle azioni delle organizzazioni cooperative, diventa essenziale il ruolo delle istituzioni –a livello nazionale ed europeo per raggiungere anche le altre tipologie di imprese come ad esempio le PMI. Ampia la disponibilità a collaborare confermata in questo senso da Flavio Burlizzi, rappresentante di Unioncamere Bruxelles, il quale ha posto l’accento proprio sull’utilità dei sistemi di rete per

la diffusione capillare delle informazioni e per la promozione di accordi di collaborazione e partenariati, esprimendo peraltro grande interesse ad approfondire l’esperienza del progetto ONE.

E’ utile, ha aggiunto Burlizzi, utilizzare il Forum europeo lanciato da Legacoop come base per la costruzione di una strategia più solida, attraverso il collegamento con altri sistemi come ad esempio la Enterprise Europe Network, rete europea istituita dalla Commissione europea per promuovere e sostenere lo sviluppo delle PMI, nell’ambito delle misure previste dallo Small Business Act. Unioncamere, operando in una logica di completa apertura verso le altre reti e sistemi organizzativi, può offrire un supporto concreto anche per una maggiore visibilità delle imprese cooperative.

Non è mancata, anche in questa seconda tavola rotonda, la voce della Commissione europea,

rappresentata da Apostolos Ioakimidis, Dg Impresa, che nel suo intervento si è riallacciato alle diverse problematiche emerse che interessano oggi la cooperazione europea (visibilità, normative adeguate, strumenti di promozione e sviluppo, ecc.), presentando il quadro delle iniziative adottate dalla Commissione al riguardo. La complessità della normativa, hanno sottolineato Iengo ed altri interventi, rappresenta un altro fattore fortemente disincentivante per la creazione di SCE, come evidenzia il ridottissimo numero di SCE esistenti a tre anni di distanza dall’entrata in vigore del regolamento che disciplina lo statuto della società cooperativa europea (n.1435/2003). Tuttavia, come ha osservato Piero Antonio Cinti, Direttore generale PMI ed Enti cooperativi del Ministero dello Sviluppo economico, qualche segnale positivo comincia a manifestarsi. Il Ministero, ha confermato Cinti, è senz’altro disponibile ad apportare –di concerto con le istituzioni comunitarie– eventuali modifiche alla normativa, al fine di renderne più agevole l’utilizzazione. A questo proposito, va detto che la Legacoop ha già predisposto, in collaborazione con i partner del progetto, un documento (di cui verrà data diffusione attraverso il sito www.forumecs.coop) recante una serie di proposte di revisione del regolamento da trasporre negli ordinamenti nazionali.

La scelta del modello della società cooperativa europea -osserva Giorgio Bertinelli, Vice Presidente Legacoop Nazionale, nel presentare le conclusioni dei lavori- pur con i limiti emersi dal dibattito, si conferma come una scelta valida su cui continuare a lavorare, concentrando gli sforzi su alcuni punti fondamentali emersi dalla discussione: costruire un ambiente adeguato attraverso la diffusione di una migliore e maggiore conoscenza dello strumento della SCE, a tal fine si sta anche riflettendo con Cooperatives Europe sulla possibilità di istituire un gruppo di esperti, incaricato di fornire alle imprese interessate un’assistenza adeguata a livello informativo, nonché accompagnarle più concretamente anche nel processo di costituzione della società cooperativa. Sostenere le cooperative che vogliano intraprendere questa strada, significa incentivarle nei loro processi di internazionalizzazione, settore in cui la Legacoop è attivamente impegnata, potendo contare su una rete di relazioni internazionali consolidata in tutto il mondo.

La collaborazione alle politiche d’intervento della Commissione europea a favore delle PMI –tra le quali vengono considerate anche le imprese cooperative- fornisce anche l’occasione per tentare di correggere il processo di destrutturazione dell’impianto legislativo concernente la cooperazione, in atto all’interno della Commissione europea. La Legacoop e l’intero movimento cooperativo europeo sono orientati e impegnati a favorire e promuovere la massima espressione del pluralismo delle forme d’impresa, senza alcun timore verso l’affermazione e il riconoscimento delle altre tipologie d’impresa; è tuttavia necessario lavorare per individuare gli strumenti opportuni che definiscano in modo chiaro le specificità delle diverse forme d’impresa. Il processo avviato dalla Commissione per promuovere lo sviluppo delle PMI è molto interessante, alla luce del fatto che anche le imprese cooperative possono trarne vantaggio, così come è molto importante il riconoscimento del ruolo delle cooperative contenuto nel rapporto dell’On. Patrizia Toia, che sancisce il riconoscimento ufficiale da parte del Parlamento europeo e indica un percorso positivo per la cooperazione europea. Le imprese cooperative, conclude Bertinelli, sono imprese che nascono per essere durevoli e operare a vantaggio degli interessi dei propri soci, non del gruppo degli azionisti. Il processo avviato, portato avanti con impegno, aiuterà i rappresentanti della cooperazione e le istituzioni comunitarie e nazionale, a concretizzare una giusta intuizione –quella della società cooperativa europea- fino ad oggi segnata da rallentamenti di carattere burocratico che hanno in qualche misura ostacolato una corretta comprensione e valorizzazione delle potenzialità che tale strumento può offrire per lo sviluppo delle imprese cooperative.

 

 



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