Prezzi agricoli: ISMEA, a gennaio flessione dello 0,4%. In un anno ribasso del 2,8%

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15 febbraio 2012

Sui mercati agricoli alla prima fase di scambio l'ISMEA registra un "avvio d'anno negativo". Infatti, sulla base dell'indice dei prezzi agricoli all'origine che si è attestato, nel mese di gennaio, a 130,5 (base 2000=100), i prezzi - rende noto un comunicato diffuso dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - hanno subito, durante il mese preso in esame, una flessione dello 0,4% mensile e del 2,8% su base annua. "Il calo congiunturale delle quotazioni è stato determinato dall'andamento negativo dei listini zootecnici (-3,5% su dicembre), solo in parte controbilanciato dai rialzi nel comparto delle coltivazioni (+3,3%). Nella zootecnia - specifica l'Istituto - spiccano i ribassi del bestiame vivo che ha ceduto, in un solo mese, il 5,9%. Una battuta d'arresto che si inserisce tra l'altro in un momento di forte tensione sul versante dei costi di produzione, soprattutto per l'approvvigionamento dei prodotti energetici e dei mangimi. Più in dettaglio, gennaio ha chiuso con un vistoso segno meno per i suini (-8,2%), dovuto esclusivamente alla caduta dei capi da macello (ribassi che riflettono l'andamento ciclico di un mercato dato però in ripresa a febbraio) e con perdite ancora più significative per avicoli (-10,3%) e ovicaprini (-12,4%), con il consueto sgonfiamento della domanda nel dopo-feste. Una flessione più moderata - precisa l'ISMEA - ha riguardato invece il bestiame bovino, che in un mese ha accusato un calo del'1,5%. Tra i lattiero caseari, che nel complesso hanno subito un deprezzamento su base mensile dello 0,7%, si segnalano riduzioni del 5% per il burro e dell'1,5% per il parmigiano reggiano, a fronte di una sostanziale tenuta dei prezzi del grana padano (-0,2%)". Sempre nella dinamica mensile, ISMEA rileva "nel comparto vegetale un incremento del 3,1% dei prezzi dei cereali, con punte del +5% per il mais, conseguenti alle tensioni sui mercati internazionali anche a seguito del forte peggioramento delle stime sui raccolti di granturco in sud America. La frutta chiude il mese con un ribasso dello 0,7% su dicembre, facendo registrare andamenti differenziati, con le arance in flessione del 12,4%, in un momento di massima disponibilità sui mercati, e kiwi e mele in aumento rispettivamente del 9,5% e dell'1,7%. Gli ortaggi hanno chiuso il mese con un incremento medio dei listini del 6,9%, sul quale ha influito il blocco dei TIR nella seconda metà di gennaio. Le quotazioni dei vini (+8,9% su base mensile) accelerano intanto l'andamento al rialzo che ha contraddistinto con continuità gli ultimi 24 mesi. Determinante in questo caso l'aumento del prezzo delle uve dopo una vendemmia che, in base alle ultime stime ismea-uiv, si conferma ai minimi storici. Il prezzo dell'olio di oliva, al contrario, non riesce a recuperare, nonostante il calo produttivo, e cede a gennaio l'1,7% su base mensile, in un mercato ancora pressato dall'offerta estera. Nel confronto con l'anno precedente, le rilevazioni dell'Istituto indicano una flessione complessiva dei prezzi agricoli del 2,8%, con un ribasso dell'8,9% per le coltivazioni e un aumento del 4,4% delle produzioni zootecniche. Nel comparto vegetale, solo i vini hanno registrato una variazione tendenziale positiva (+35,7%), mentre per gli altri settori - conclude il comunicato - la flessione va dal -8% della frutta al -25,2% degli ortaggi. Positivo il confronto annuo per i lattiero caseari e il bestiame vivo, con aumenti rispettivamente del 2% e del 6,7%".


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