Pesca: associazioni e sindacati dicono no alla politica europea della decrescita e della disoccupazione
Pesca e acquacoltura
Pesca: associazioni
e sindacati dicono no alla politica europea della decrescita e della
disoccupazione
Alleanza
Cooperative Pesca, Coldiretti, Federpesca, FAI CISL, FLAI CGIL e UILA PESCA
chiedono al governo di sostenere il comparto contro le scelte europee e ripartire
in sicurezza
Associazioni di categoria e sindacati schierati insieme per
chiedere al governo italiano di dire no alle nuove norme europee per la pesca
nel Mediterraneo. È l'appello lanciato dall' Alleanza Cooperative Pesca,
Coldiretti, Federpesca, FAI CISL, FLAI CGIL e UILA PESCA in vista dell'esame
della proposta della Commissione europea per fissare nuove norme che
regolamenteranno la pesca nel Mediterraneo nel 2021, al vaglio del Consiglio
dei ministri Ue, in programma il 15 e il 16 dicembre. "Dobbiamo tutelare-
spiegano associazioni e sindacati - la flotta da traino nazionale con le sue
oltre 2300 imbarcazioni per circa 6000 pescatori con un valore della produzione
che supera il mezzo miliardo di euro. Se la proposta della Commissione dovesse
passare, le nostre imprese e cooperative perderebbero 50mila giornate di pesca,
favorendo le importazioni di pesce straniero". Una battaglia che accomuna i
pescatori italiani, spagnoli e francesi. "Con i colleghi degli altri Paesi
euro-mediterranei abbiamo da tempo chiesto a Bruxelles un confronto serio e
concreto; fino ad oggi dal commissario Virginijus SinkeviÄius abbiamo ricevuto
solo risposte sintetiche con le quali ci viene detto di fidarsi delle loro
proposte. Una riduzione così drastica, sommata ad una situazione già critica
causata dalla pandemia covid, causerebbe un sostanziale fallimento di
moltissime imprese che non raggiungerebbero la soglia minima di efficienza. Per
questo chiediamo che si dica no a tutto questo, salvando imprese e posti di
lavoro", sottolineano associazioni e sindacati. Altra battaglia che sta a
cuore alla categoria e' quella legata alle sorti dei 18 pescatori e dei due
motopescherecci, Antartide e Medinea, da 105 giorni trattenuti illegalmente a
Bengasi dalle truppe del generale Haftar. "Chiediamo con insistenza al Governo
di riportarli al più presto a casa e di ricreare le condizioni affinche' in
quell'area si possa tornare presto a lavorare con tranquillità, pensando solo a
pescare nel rispetto delle regole, senza timore di essere arrestati ed
ingiustamente detenuti", chiedono associazioni e sindacati.
Al governo chiediamo inoltre, con urgenza, di affrontare
temi che da troppo tempo restano marginalizzati, come l'implementazione di un
ammortizzatore sociale strutturato per il settore, il riconoscimento dello
status di "lavoro usurante" al mestiere del pescatore e la predisposizione dei
regolamenti attuativi del D.Lgs. 81/2008 specifici per il settore della pesca.
Roma, 14 dicembre 2020