OLIVICOLTURA, MARETTI (LEGACOOP AGROALIMENTARE): RUOLO DELLE COOPERATIVE DETERMINANTE PERIL SETTORE (EMBARGO FINO ORE 17.30)
NotizieA Bitonto (Ba) un convegno sul Piano Olivicolo: valorizzazione, ricerca, contrasto all'abbandono, recupero delle aree interne. Necessario un commissario straordinario per la Xylella
Filiere
cooperative determinanti per il rilancio dell'olivicoltura italiana
Cristian Maretti (presidente Legacoop
Agroalimentare) "Abbiamo grandi aspettative dal tavolo di lavoro del
sottosegretario La Pietra. L'olivicoltura e' parte fondamentale della nostra
economia e del nostro patrimonio"
ROMA, 18 luglio 2024 - Olio simbolo dell'Italia, della sua cultura e tradizione agricola, un prodotto
da promuovere e valorizzare attraverso filiere dove la cooperazione gioca un
ruolo determinante. Sono i temi centrali dell'intervento di Cristian Maretti
presidente di Legacoop Agroalimentare all'incontro Piano olivicolo nazionale
Un nuovo rilancio per un settore strategico dell'agroalimentare italiano di
oggi a Bitonto (Ba). Organizzato da Legacoop Agroalimentare, Cia e Italia
Olivicola, con il supporto di Finoliva Global Service, l'iniziativa ha visto la
partecipazione di un'ampia delegazione di Legacoop Agroalimentare tra cui il
direttore generale Sara Guidelli e il responsabile del settore
olivicoltura, Gabriel Cecchini.
L'importanza delle
filiere cooperative e dell'aggregazione nell'olivicoltura. "La cooperazione in
questo settore rappresenta un pezzo importante, può fornire una risposta
efficace a tanti piccoli agricoltori. Il mondo cooperativo ha saputo
svilupparsi e creare filiera costruendo anche società, come Finoliva, in grado
di favorire la commercializzazione", ha detto Maretti. Questo perche' "siamo
assolutamente convinti che la cooperazione e le organizzazioni di produttori
mai come oggi siano importanti e che possano continuare a svolgere un ruolo
fondamentale nella messa a terra delle azioni del piano e che servano politiche
per favorire processi virtuosi di crescita sull'esempio di quanto fatto con
l'ortofrutta e il decreto capitalizzazione". Importanza del ruolo della
cooperazione evidenziato anche da Ursula von der Leyen nel suo programma
per la ricandidatura alla presidenza dell'Unione europea, quando afferma che
"sosterremo la competitività dell'intera catena del valore alimentare
attraverso investimenti e innovazione nelle aziende agricole, ma anche nelle
cooperative, nelle nostre imprese agroalimentari".
Un piano olivicolo per
ripensare strategie e programmazione. Ovviamente il settore ha bisogno di punti fermi e di interventi.
Per questo, "dal momento che sono passati 8 anni dall'ultimo piano olivicolo
(che e' del 2016), non possiamo che apprendere con favore il tavolo di lavoro
aperto dal sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra. Abbiamo delle
grandi aspettative sia in termini di azioni da implementare sia in termini di
risorse da investire nel settore", sottolinea il presidente di Legacoop
Agroalimentare. "L'olivicoltura rappresenta una parte fondamentale della nostra
economia, della nostra agricoltura, ma anche un patrimonio culturale da
valorizzare, eccellenza del made in Italy sicuramente in termini di prodotto,
ma anche di paesaggio".
I 4 perche' di un piano
olivicolo: aumento della produzione, ingresso dei giovani, contrasto
dell'abbandono, recupero delle aree interne. Maretti ha evidenziato quelli che sono i
4 motivi principali che si deve porre il piano olivicolo. "Il primo obiettivo
che dobbiamo darci e' quello di aumentare la produzione olivicola. E per farlo
vanno implementate misure in grado di contrastare l'abbandono e di favorire
l'ingresso dei giovani nel settore. In particolare nelle aree interne in quanto
la rusticità dell'olivo e' uno straordinario elemento di adattamento al
cambiamento climatico. Ma in generale occorre favorire gli investimenti legati
alla riconversione e alla ristrutturazione degli impianti olivicoli. I piccoli
agricoltori vanno fermamente sostenuti contro l'abbandono e accompagnati verso
investimenti in cultivar resistenti".
Ricerca determinante
per migliorare la produzione e per cultivar resistenti ai cambiamenti e alle
malattie come la Xylella. Tra gli investimenti non possono essere trascurati quelli in
ricerca. "E' necessaria per nuove cultivar più resistenti a insetti, batteri e
avversità climatiche senza però prescindere dal fatto che la base siano i
genotipi locali. La ricerca e la sperimentazione devono favorire l'introduzione
dell'innovazione necessaria per migliorare la qualità delle nostre produzioni,
per migliorare l'efficienza ma anche come dare risposte al cambiamento
climatico. Ricerca che deve accompagnata anche da risposte strutturali come la
realizzazione di infrastrutture irrigue per combattere una siccità sempre più
devastante", evidenzia Maretti.
Un commissario per la
Xylella.
Per quanto riguarda la Xylella, vera a propria piaga, "se vogliamo provare a
dare una risposta a questa catastrofe serve un commissario straordinario.
Siamo fermamente convinti che di fronte a situazioni straordinarie siano
necessarie risposte straordinarie che possano portare avanti attraverso una
gestione centralizzata e coordinata la lotta a questa importante fitopatia.
Anche qui la cooperazione e' pronta a organizzarsi per favorire la transizione
dei piccoli agricoltori verso le misure necessarie al contrasto alla Xylella".
La qualità, percorso di
filiera fino al consumatore. Un passaggio determinante nella valorizzazione dell'olio
italiano e' l'OI. "Noi siamo favorevoli alla costituzione dell'interprofessione,
ma ancora non abbiamo accordato tutti i suoni e quindi rischiamo di perdere una
grande opportunita"'. Devono, infine, "essere favorite campagne promozionali per
l'olio di oliva declinate su qualità, salute, gusto. Per questo tutti quanti
sempre di più dovremo "indignarci" se al ristorante ci troviamo davanti ad una
bottiglia senza antirabbocco o di scarsa qualità, su questo possiamo fare
ancora molto. Parallelamente, serve supportare le imprese nella promozione e
sviluppo dei propri marchi con strumenti ad hoc anche rispetto ai mercati
esteri".