FONTE AVELLANA: LA RIVOLUZIONARIA ESPERIENZA DEL LAVORO CONTADINO IN COOPERATIVA

Notizie
10 ottobre 2011

Presentato da Legacoop lo studio di Manlio Brunetti insieme all’autore e all’assessore al Lavoro- Cooperazione, Marco Luchetti

Dall’esperienza singolare di economia agricola dei monaci avellaniti nel Medioevo trarre lo spunto per riflettere, in giorni di crisi mondiale, su un modello si sviluppo che abbia al centro la condivisione. E’ quanto hanno sottolineato Teodoro Bolognini (Legacoop Marche) e l’assessore regionale al Lavoro e Cooperazione, Marco Luchetti nel corso della presentazione, oggi a Palazzo Raffaello, del volume “La gestione del territorio rurale nell’esperienza di Fonte Avellana”, scritto da Manlio Brunetti.

In particolare Bolognini, dopo aver presentato gli studi storici di Manlio Brunetti e definendoli “un giacimento culturale” da diffondere e da cui “estrarre” valori fondamentali per vivere il presente,  ha affermato che l’esperimento “cooperativo” dei monaci di Fonte Avellana può essere anche oggi un modello in risposta alle esigenze della società “penso agli enti locali taglieggiati dalla manovra finanziaria- ha detto- e sostengo che al posto di una tassazione si possa pensare a progetti finalizzati di condivisione  in cui il cittadino sia chiamato a concorrere per la gestione di un servizio da cui ricavare a sua volta benefici.” 

Luchetti ha evidenziato come il volume di Brunetti imponga una riflessione sui tempi che si stanno vivendo, ricordando anche i valori condivisi della Carta di Fonte Avellana, validi ancor oggi. “ Dobbiamo recuperare anche il rapporto con il tempo, ripensare – ha detto Luchetti – a un modello alternativo di economia che purtroppo i sistemi economici attuali non possono concepire,  un’economia “civile” che metta il profitto non come elemento misuratore della crescita, ma come strumento di reinvestimento nel bene di chi concorre a quell’economia. O altrimenti si rischieranno sempre maggiori distanze fra ricchi e poveri e una sorta di implosione del sistema . La strada può essere la cooperazione che ha in sé il concetto di valore del lavoro comune  – la Regione ha fatto scelte in tal senso promuovendo anche i corsi IFTS per manager della cooperazione - ma che sia una cooperazione concreta, supportata da una cultura alta e dall’animazione dello stesso mondo cooperativo che guidi ad un rinnovamento finalizzato allo sviluppo di tutti. “ Brunetti nel volume racconta “ la rivoluzionaria concezione del lavoro agricolo alla quale i monaci avellaniti si ispirarono, e secondo la quale organizzarono e gestirono in azienda cooperativa tecnicamente avanzata a tutto profitto dei contadini, 3.700 ettari del loro patrimonio terriero dall’XI al XIV secolo dell’era volgare”. La pubblicazione - edita da Inea-Istituto nazionale di economia agraria, in collaborazione con Regione Marche, Collegium Scritporium Fontis Avellanae, Osservatorio Foreste, ministero delle Politiche agricole e forestali- spiega dunque  cosa fecero i monaci di quell’Eremo e la comunità che faceva loro riferimento per lo sviluppo dell’agricoltura e della stessa comunità. La ricerca storica ha riguardato l’eremo di S.Croce in Fonte Avellana e gli affittuari delle colline e delle valli del medio e basso corso del Cesano , ossia di un  comprensorio che è stato definito Cesania e di cui non se ne conoscono ancora bene i contorni storici, economici, culturali e sociali come comunità distinta, dentro il quale insistevano allora, S. Maria del Piano nel Corinaldese e Frattula, i numerosi castelli rurali che oggi formano i territori di Monterado, Castel Colonna, Scapezzano e Roncitelli”. Per Brunetti, quello condotto dai monaci di Fonte Avellana nelle comunità contadine di Madonna del Piano e Frattula fu “un esperimento di cristianesimo sociale o di signoria dei poveri”. (ad’e)




  Categoria:
Notizie